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Addio, Tibet. marzo 16, 2008

Posted by gianlucacelentano in A voce alta, Cultura e societa'.
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Ieri sera Morfeo mi ha colto di sorpresa, ho trascorso la notte con lui e con il mio notebook sul divano di casa.

Questa mattina mi hanno svegliato il freddo e le parole di Herbert Marcuse, trasmesse in un filmato in bianco e nero dalla televisione.

 Come attraverso una macchina del tempo, le parole dell’autore de L’uomo ad una dimensione mi giungevano da un passato lontano circa trent’anni, risuonando di una straordinaria attualita’, soprattutto quando parlava di “democrazie totalitarie“.

 E come non credergli, quando in Italia ci appropinquiamo alle elezioni impiegando il “porcellum“, una delle piu’ illiberali leggi elettorali, che non consente di scegliere chi ci rappresentera’. Quest’anno saranno cinque persone o poco piu’ a decidere chi siedera’ in parlamento.

Ma poi sono arrivate le notizie degli scontri a Lhasa, in Tibet, e all’improvviso le maglie della rete sociale che imbriglia noi italiani, mi sono parse piu’ larghe.

Il governo della “Repubblica” Cinese, chissa’ perche’, gradisce poco chi senza il minimo riguardo gli ricorda di essere in realta’ un regime oppressivo e totalitario, che impedisce la liberta’ di parola.

Ancor meno tollera, chi a torto o a ragione, tenta di sottrarsi al suo controllo.

Da anni il govero cinese, dopo l’invasione del Tibet, sta operando un genocidio culturale e materiale a danno dei pacifici abitanti di quella terra.

Ai tibetani sta accadendo quello che gia’ capito’ agli indiani d’America e agli aborigeni d’Australia: saranno progressivamente ridotti i propri spazi vitali e culturali, sara’ annientata la loro cultura, contaminata in maniera irreparabile.

Tutto questo avviene nel silenzio generale, delle organizzazioni internazionali, degli stati, delle chiese, della gente.

Eppure, non so perche’, ma provo una grande simpatia per questi tibetani, forse perche’ combattono a rischio della propria vita, per la propria storia, la propria cultura, il proprio paese, per l’improbabile futuro dei propri figli, e mi sembrano molto piu’ liberi di tanti di noi occidentali, con le nostre pseudo-democrazie e le coscienze anestetizzate.

Addio, Tibet. O forse no. Arrivederci.

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